Concilio dei topini

Soft skills

Topino 106

L’università mi obbliga a conseguire 6 CFU ovvero 36 ore di Soft Skills ovvero Competenze Trasversali durante il dottorato.

All’inizio pensai che fosse un’inezia di seccatura, visto che sono solo 36 ore nel corso di 3 anni, eppoi magari della miriade di corsi ce ne sarebbe stato qualcuno interessante.

Col senno di poi invece è proprio una scocciatura del cavolo. 36 ore sono abbastanza da stare tra le palle. Inoltre non è l’unica perdita di tempo che mi sono sorbito, e nella mia testa cumulano su un contatore unico e le ritengo tutte collettivamente responsabili di avermi rotto il cazzo.

I corsi si dividono a grandi linee in due categorie: cicli di più lezioni che hanno l’aria di essere seri e impegnativi, e brevi seminari online di 3 ore che puoi seguire dormendo comodamente con la telecamera spenta.

La mia scelta ideale sarebbe stata selezionare un corso serio su un tema interessante, in modo da non annoiarmi, di imparare qualcosa di utile, e di concludere rapidamente le 36 ore richieste. Solo che non ci sono mai riuscito perché i corsi di più lezioni invariabilmente si sovrapponevano con i miei altri impegni di dottorato, e le regole sui CFU imponevano in pratica di seguire tutte le lezioni.

Non avendo seguito mai i corsi “seri”, non so se lo fossero davvero, magari erano tutti fuffate.

Insomma, sono arrivato all’inizio dell’ultimo anno con solo 15/36 ore fatte, e l’ultimo anno lo sto passando in America, quindi adesso tutti i corsi si svolgono durante la notte. Per minimizzare il numero di notti da sciupare, prima di Natale ho scelto dei corsi da giornata intera (6 ore), e dunque ho passato tre notti a fare soft skills.

Questi corsi almeno si sono rivelati carini, però mi hanno scasinato peggio di quello che mi aspettavo: 10 anni fa potevo fare notti in bianco senza troppi problemi; invece adesso queste tre mi hanno lasciato incapacitato a fare lavoro mentale ognuna delle giornate successive. Pace, adesso mi mancano 0.5 CFU, confido di trovare il tempo di infilare un seminario inutile quando torno in Italia.

Ho abbastanza elementi da tirare le somme. I corsi che ho seguito (titoli riassunti), e le nozioni che ricordo:

Prevedibilmente non ricordo più nulla dei seminari online, anche se li seguii davvero anziché dormire come avrei dovuto fare, giacché sono pirla.

Prevedibilmente ricordo qualcosa sui brevetti perché era in presenza e rispondevo sempre alle domande retoriche, e sull’ecodesign perché ho fatto io una domanda: i miracoli dell’active learning, o meno fancy sarebbe a dire “ascoltare immobile qualcuno che parla ininterrottamente per ore sotto obbligo è una rottura di cazzo innominabile”. Comunque il totale della conoscenza che ho acquisito non giustifica neanche lontanamente il tempo speso, quelle 4 righe me le sarei imparato alla svelta cercando su internet nel momento in cui mi fossero servite, non è neanche di quella conoscenza tacita che ti serve chiedere di persona perché è difficile da trovare se non sai già dove cercare.

Gli ultimi due corsi più lunghi mi sono piaciuti (modulo la modalità notturna), erano giochi di gruppo divertenti e il tempo è passato abbastanza in fretta. Però non saprei dire cosa ho imparato. La psicologa ci ha definito i nostri profili con questionari e con una sua valutazione, però quelle informazioni sono palesemente sballate, e non di poco. Mi sa che osservare il mio comportamento in una serie di brevi giochini in videochiamata non generalizza a contesti più realistici. Magari sono io che sono stronzo OOD.

Ecco, forse quello che ho imparato è il meta di come funziona il mondo delle soft skills, più che qualcosa di direttamente utile. La psicologa disse che lavora per uno studio che poi organizza davvero parte dei colloqui di lavoro per le aziende che cercano personale, con dei giochi di gruppo simili con cui gli psicologi tracciano i profili dei candidati. Non sapevo che funzionasse così, anche se avrei dovuto immaginarmi che i colloqui di lavoro fossero sufficientemente standard e regolari da indurre la specializzazione.

Mi ha divertito quando un’altro partecipante al corso ha chiesto consiglio sui colloqui di lavoro, dicendo che gli facevano sempre domande molto concrete sul lavoro da fare, tipo “quali linguaggi di programmazione sai” o cose del genere, e che non c’era spazio per le soft skills. Eh. Mi sa che nei lavori tecnici, in cui è più facile misurare la competenza o i risultati, delle soft skills gli frega poco.

Nella vita ho imparato tante “soft skills”, però non le ho imparate dai corsi di soft skills: le ho imparate lavorando a obiettivi concreti in cui ho modo di vedere cosa funziona e cosa no. Se la cosa concreta richiede di collaborare con altre persone, è poi più facile ragionare sulla propria esperienza per capire su come relazionarsi. In generale gli obiettivi concreti perseguiti in autonomia sono il modo migliore per imparare. Insomma, la solita questione che la scuola quando è troppo organizzata diventa una versione finta fatta male di cose reali, come gli imperi che decadono.

Anche se sono confidente che questo valga per me, non so se magari ci sono persone a cui i corsi di soft skills sono stati utili. Comunque non dovrebbero essere obbligatori. Credo che i dottorandi siano abbastanza vecchi e abbastanza selezionati che ci si può aspettare che, se gli serve un corso, se lo vanno a seguire da soli. Se proprio vogliono obbligarmi a seguirne qualcuno secondo la logica che altrimenti non muoverei il culo in base a preconcetti, potrebbero tranquillamente farmene fare uno solo, e se mi piacesse e mi andasse poi continuerei.

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