Concilio dei topini

Computer nuovo

Topino 106

Tre mesi fa avevo constatato che a 10 anni di età il mio portatile funzionava ancora perfettamente e che quindi non c’era bisogno di comprarne uno nuovo e che avrei continuato a usarlo per tutto il dottorato. Una tale sfida lanciata pubblicamente contro il fato non poteva che attirare una punizione divina per la mia hubris, sicché il giorno dopo, verso sera, la percentuale di carica della batteria di punto in bianco si mette a scendere a vista d’occhio—con il cavo di alimentazione collegato—e in 10 secondi è arrivata a zero. Il tempo non mi basta a definire nella mia testa l’intenzione di riavviare il computer perché chiaramente doveva essere un qualche problema psicoware, di casualità certificata come un double slit. Invece, oltre a spegnersi da solo per evitarmi lo sforzo al dito, poi mi ha anche rifiutato il risveglio.

Dalla terza media un poi—quando scoprii uno strano editor di testo nel mio computer che conteneva un misterioso pulsante “compila”—il 90 % della mia vita è dentro al computer, quindi per le 24 ore successive la mia unica priorità fu trovare un ospite vivo per tutti miei files. C’era un vecchio minimac che il babbo non usava più, ancora meno recente del mio portatile ma dello stesso periodo, quindi corsi alla dimora paterna e lo smontai. Aprire un Macintosh può non essere banale, e io dovevo arrivare al componente più infognato, il lettore ottico, per metterci al suo posto l’hard disk ausiliaro del portatile, però per pigrizia non volevo leggere una guida allo smontaggio. Dopo aver svitato troppe viti e aver constatato che non veniva via nulla comunque neanche spaccando della roba di plastica inutile, mi arresi e sbirciai un attimo su google—bisognava PRIMA togliere la linguetta, POI ruotare, INFINE sfilare.

Nell’inserire i pezzi del portatile nel minimac sventrato c’erano dei pezzi di ferro tra le scatole quindi li tirai via. La RAM aveva una frequenza diversa e c’era scritto che non era supportata però fottesega. Il disco e il lettore del minimac avevano delle cosine aggiuntive sopra, le staccai e le appiccicai sui miei dischi. I connettori erano tutti uguali quindi li attaccai dove capitava, e quando richiusi il computer mi era avanzata una vite e un pezzetto con dei buchi: pazienza.

All’accensione mi ritrovai con tutte le mie cose e i miei programmi perfettamente funzionanti—successo!! Però la ventola girava sempre al massimo. Forse aveva a che fare con quelle viti di troppo che avevo tolto intorno al processore. Vabbé: installiamo un programma che non fa girare le ventole, tutto risolto. Inoltre ogni tanto un demone di sistema si metteva a usare il 100 % della CPU, quindi piazzai da qualche parte uno script che uccideva il processo—tanto era inutile, e comunque launchd lo resuscitava sempre. (Bambini, provate a casa questo gioco: sudo kill launchd.)

Il minimac funzionava bene, pure meglio del portatile perché non doveva consumare poco per far durare la batteria, però per portarlo avanti e indietro dall’ufficio aveva lo scomodo di doverlo spegnere e riaccendere. Direte voi, «Che problema c’è a spegnere e riaccendere il computer? Non ci vorrà poi tanto a riaprire i documenti e i programmi su cui si stava lavorando, tra l’altro da tempi remoti il macos lo fa in automatico.» Oh ingenui o stolti, che non lasciate liberi di girare i vostri Monte Carli.

Allora fui colpito da un’illuminazione: un portatile non è altro che un computer alimentato da una batteria! Quindi basta comprare un gruppo di continuità portatile e legarci sopra il minimac, per praticità lascio uno schermo, un mouse e una tastiera in ogni luogo dove voglio poter usare il computer, tanto ce n’è di vecchi avanzati. A cena tutto contento spiegai questa brillante idea ai miei genitori, che mi dissero che ero scemo e che mi compravano loro un portatile nuovo. Ah beh allora se pagano i babbi… Ci sarebbe quel nuovo modello di macbook molto carino, che ha il tasto ESC gigante—GIGANTE, come posso confermare mentre scrivo queste stesse parole, e gioisco nel mio intimo giacché l’autocompletamento del mio editor è comandato da ESC—e inoltre, novità assoluta nel campo della computazione moderna, HA PIÙ DI DUE PORTE!!

La cosa che più mi è mancata in queste settimane senza portatile è stato lavorare sul divano. Io dopo mangiato devo sdraiarmi, non riesco a rimanere del tutto sveglio seduto. Non è l’età, ero così già a vent’anni. Il prof di Fisica I mi aveva colto a dormicchiare in prima fila a lezione, e diceva che avevo una “sonnolenza postprandiale” (lui era della generazione liceo classico). Adesso posso fare tutti i miei fit mentre poltrisco. Però il computer nuovo mi sta facendo sentire stupido, perché prima lo script ci metteva un po’ a fare ogni regressione, e mentre ci pensava io davo un’occhiata al risultato di quella precedente e controllavo che funzionasse tutto a dovere, insomma io e il computer eravamo in sintonia. Adesso zuuuuuuum scorrono tutti i risultati in un secondo e il collo di bottiglia è l’umano (me).

Dovrei cambiare anche telefono? Il mio (uno sciccosissimo iPhone 6 oro rosa) comincia a fare storie con l’audio, sento a malapena le persone che mi chiamano. Questo è un vero affronto alla ragione poiché, come suggerisce il nome, la sua funzione principale dovrebbe essere trasmettere la voce, invece pure il mio precedente iPhone 5 avevo dovuto dismetterlo perché funzionava tutto perfettamente tranne che non si sentiva più un tubo. Mia nonna (80 anni) ha detto che forse si fa dare quello vecchio di mia cugina, e che quindi potrebbe darmi il suo vecchio iPhone 7+. La mia famiglia è vittima di un off-by-one error: i giovani danno il telefono vecchio ai genitori, che poi lo passano ai nonni, che infine lo smollano a me che sono il più smanettone.

Tutta questa storia, cari lettori, ricordiamo che era partita dal mio rifiuto di cambiare browser poiché non era umanamente possibile trasferire e mantenere la cronologia di navigazione. Com’è andata finire? Nel migrare i dati al nuovo computer, la cronologia è stata troncata a fino a un anno fa. Ho provato a sostituire History.db con il vecchio History.db, ma non se lo succhiava, e quando ho rimesso al suo posto l’History.db nuovo non se l’è succhiato lo stesso, e che cavolo adesso questi software moderni sanificano tutto, e ho perso tutta la cronologia. Mi sono salvato da qualche parte History.db—gli storici del futuro, grazie a tecnologie avanzate, potranno un giorno riportare alla luce i miei URL.

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